il dialogo tra Azu Nwagbogu e Urs Stahel al MAST di Bologna
Lunedì 7 aprile 2025, l’auditorium della Fondazione MAST di Bologna ha ospitato un incontro intenso e visionario dal titolo “Fotografia africana tra afropessimismo e afrofuturismo”, con protagonista Azu Nwagbogu, fondatore del LagosPhoto Festival e tra i principali curatori della scena fotografica africana contemporanea. In dialogo con Urs Stahel, curatore della programmazione fotografica del MAST, Nwagbogu ha offerto al pubblico una riflessione profonda sulla rappresentazione dell’Africa attraverso l’immagine fotografica.

Decostruire l’afropessimismo
Il talk si è aperto affrontando il tema dell’afropessimismo, un approccio critico che descrive la tendenza, diffusa per decenni, a rappresentare l’Africa esclusivamente attraverso immagini di guerra, povertà, malattie e sofferenza. Una narrazione dominante, spesso costruita da uno sguardo esterno – occidentale – che ha finito per appiattire la complessità dei vissuti africani in cliché visivi.

Nwagbogu ha sottolineato come, se da un lato queste immagini hanno avuto un valore di denuncia, dall’altro abbiano contribuito a consolidare un immaginario negativo e stereotipato. «La fotografia africana deve oggi riprendersi il controllo del proprio racconto», ha affermato. Il superamento dell’afropessimismo passa attraverso la soggettività degli autori africani, la moltiplicazione dei punti di vista, la costruzione di nuovi archivi visivi in grado di parlare non solo del dolore, ma anche della vita, della cultura, della resilienza e della gioia.

L’orizzonte dell’afrofuturismo
A fare da contrappunto, il secondo grande tema dell’incontro: l’afrofuturismo, inteso non solo come estetica, ma come pratica politica e culturale. In fotografia, questa corrente si traduce in immagini che mescolano scienza e mitologia, tecnologia e tradizione, spiritualità e speculazione. Una modalità per immaginare il futuro dell’Africa liberandolo dalle gabbie coloniali del passato.Artisti come Osborne Macharia, Cyrus Kabiru, Aïda Muluneh o Ruth Ossai sono stati citati come esempi emblematici di questa visione alternativa, dove la fotocamera non documenta solamente, ma crea nuovi mondi. «L’afrofuturismo non è evasione – ha spiegato Nwagbogu – ma affermazione. È il diritto di immaginarsi nel futuro con forza, complessità e bellezza.»
Nel dialogo con Urs Stahel, è emerso con forza come la fotografia africana contemporanea sia oggi uno dei territori più fertili della produzione visiva globale: un campo in cui si gioca la ridefinizione dell’identità, della memoria e della relazione tra Africa e mondo.

Una fotografia che non guarda solo, ma immagina
L’incontro si è concluso con una riflessione condivisa sul ruolo della fotografia nel XXI secolo: non più solo mezzo di rappresentazione, ma strumento per immaginare alternative, costruire nuovi immaginari collettivi e generare empatia. Un processo che, come ha dimostrato la voce autorevole di Azu Nwagbogu, è già in corso, guidato da una generazione di artisti africani capaci di raccontarsi non a partire dal trauma, ma dalla possibilità.
L’evento si inserisce nel ricco programma culturale della Fondazione MAST, che conferma ancora una volta il suo impegno nel promuovere un dialogo tra arte, tecnologia e società, attento alle trasformazioni globali dello sguardo.
