Al MAST di Bologna Marco Antonio Bazzocchi dialoga con Georges Didi-Huberman
In che modo le immagini ci offrono da pensare?
Il filosofo o lo storico dell’arte interessato alle immagini deve rendere loro giustizia sul piano della pratica: «pensare le immagini» non può essere separato dal «fare delle immagini» e dallo sperimentare le loro inquadrature, i loro montaggi, la loro collocazione in un archivio o -cosa ben differente- in un atlante.
L’interessante incontro ha attirato un numeroso pubblico all’auditorium Mast di Bologna dove, fino al 22 maggio 2022, è in corso la mostra “The Mast Collection”.
Marco Antonio Bazzocchi, critico letterario e docente universitario, ha introdotto la chiara relazione del filosofo e storico dell’arte Georges Didi-Huberman.
Il suo desiderio è quello di realizzare un “atlante” fatto di sole immagini. Bisogna lavorare per abbattere i confini tra scrittura e immagine – dice Huberman- e la soluzione si ha quando lo scrittore inizia a fotografare. Didi-Huberman tiene sempre con se un piccolo bloc notes per prendere appunti in ogni momento della giornata e crea i suoi archivi fatti di testi e di schizzi.
Georges Didi-Huberman, insegna all’École des Hautes Études en Sciences Sociales (Parigi). Ha insegnato in numerose università internazionali e ha ricevuto molti riconoscimenti, tra cui il premio Aby Warburg, il premio Max Weber, il premio Alexander von Humboldt e, nel 2015, il premio Theodor W. Adorno.
Ha pubblicato circa sessanta opere sulla storia e la teoria delle immagini, nel vasto campo storico che va dalla pittura del Rinascimento italiano ai problemi contemporanei sulla politica delle immagini e l’eredità storica e teorica di Aby Warburg e Walter Benjamin.
Tra i più recenti: L’œil de l’histoire (5 volumi, 2009-2015), Ninfa Fluida (2015), Ninfa profonda (2017), Ninfa dolorosa (2019), Désirer désobéir (2019), Pour commencer encore (2019) e Éparses (2020), Imaginer recommencer (2021), Le Témoin jusqu’au bout (2022).
Ha diretto molte esposizioni importanti, tra cui: L’Empreinte presso il Centre Georges Pompidou (Parigi, 1997), Atlas al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía (Madrid, 2010), Histoires de fantômes pour grandes personnes (con il fotografo Arno Gisinger) al Fresnoy, a Rio de Janeiro, a Beirut e al Palais de Tokyo (Parigi), Memory Burns a l’OCAT (Pechino, 2015) e Soulèvements al Jeu de Paume (Parigi, 2016), a Barcellona, Buenos Aires, San Paolo e Città del Messico (2017-2018).